venerdì, dicembre 30, 2005

Wikimedia ha bisogno del nostro aiuto!

In ogni pagina di Wikipedia campeggia questa richiesta (di Wales):

[...]
Nell'anno a venire, la Wikimedia Foundation stima che saranno necessari alcuni milioni di dollari per mantenere il passo con la domanda; questi fondi ci consentiranno di proseguire il lavoro verso il nostro scopo, che è quello di fornire conoscenza libera a ciascuno.
[...]
Proprio come molte piccole modifiche agli articoli aiutano a costruire il contenuto, allo stesso modo ogni donazione aiuta a rendere disponibile quegli stessi contenuti. Le donazioni che riceviamo sono di 20 dollari o meno: qualsiasi piccolo dono aiuta.
[...]

Sì, Wales, qualsiasi piccolo dono aiuta (e immagino che tu avrai bisogno di molti soldi per pagare i tuoi avvocati): ma credo che un wiki viva soprattutto di partecipazione intellettuale e che gli aiuti economici debbano andare nelle tasche di chi il computer non l'ha mai visto.

E' nata Wikipedia Class Action



Il fondatore di Wikipedia, Jimmy "Jimbo" Wales (nella foto), è accusato di aver creato Wikipedia con i proventi della concessionaria di pubblicità on-line Bomis.com, che opera anche nel campo degli annunci pornografici. Non azzardatevi, però, a scriverlo su Wikipedia, perché Wales è un intoccabile (sì, lo so, la foto non rende l'idea).

I toccati, invece, stufi di essere presi a randellate su Wikipedia, hanno deciso di organizzare un sito «di servizio», Wikipedia Class Action (il cui logo recita: Wikipedia, The Inaccurate Encyclopedia), che permetterà a chiunque di segnalare errori, falsità e casi di diffamazione contenuti nelle pagine dell'enciclopedia on-line: questo consentirà di raccogliere in maniera logica e coordinata un fascicolo in grado di costituire la base per un'azione legale contro la Wikimedia Foundation.

Buona fortuna capitano!

mercoledì, dicembre 28, 2005

Il pluripremiato Rodotà


Non c'è dubbio, Rodotà è molto apprezzato nell'ambiente open.

FSFE(I), ad esempio, gli ha dato un bel premio:

Un tributo, ideato dalla sezione italiana di Free Software Foundation Europe, per chi si è distinto per il lavoro svolto in prima linea per la difesa della libertà in una società digitale. Il riconoscimento "Free Software Free Society", che contiene il manifesto di FSFE, sarà assegnato a Stefano Rodotà [...]

La motivazione del premio va ricercata nella grande attenzione del professor Rodotà per le tematiche della libertà della conoscenza e per la sua capacità di interpretare la sua materia con prospettive di lungo periodo ma soprattutto per la salvaguardia della privacy e dei cittadini in un momento in cui questo concetto andava inventato,
costruito e tutelato.

"FSFE vuole fornire una solida base per la libertà in un mondo
digitale", spiega Stefano Maffulli, presidente della sezione italiana, "sia dal punto di vista economico che da quello sociale ed etico". Il lavoro del prof. Rodotà è un imprescindibile contributo per per lo sviluppo della società digitale, di cui il software libero è una pietra miliare".

Capacità di interpretare la materia con prospettive di lungo periodo ma soprattutto per la salvaguardia della privacy e dei cittadini?? Giudicate voi:
http://www.interlex.it/675/vittsip.htm

Si tratta di un comunicato stampa del Comitato Vittime della Sip-Telecom, che ribattezzò Rodotà "Garante della Telecom".
Nel comunicato, intitolato Oscuramento della documentazione delle bollette telefoniche: il Garante per la privacy sbugiardato dall'Europa (comunicato apparso anche sul sito di Interlex, che, come noto, non ospita comunicati privi di fondamento) viene proprio esaltata la "straordinaria" capacità ermeneutica di Rodotà.

La "morale" del comunicato sta nell'ultima frase: Ma allora quello che si vuole tutelare è veramente la privacy del cittadino o la "libertà di fatturazione" di qualche spregiudicato Gestore telefonico?

Ricordo che si occupò molto della vicenda anche Oliviero Beha... ma si sa, in questa free society la verità viene spesso dimenticata e le bugie vengono spesso premiate.

martedì, dicembre 27, 2005

Arte e tangenti

Presso il sito arteetangenti.com è possibile prendere visione di atti, documenti e memorie relativi alla gestione di enti musicali pubblici e privati.

Sito interessante sin dalla nota introduttiva:

Il presente sito contiene i documenti essenziali relativi alle indagini e loro archiviazione di fatti riguardanti la corruzione di taluni settori del mondo musicale italiano quali emergono da una prolungata ricerca della verità protrattasi per un arco di tempo di 14 anni (1989/2002), scaturita anche da ripetute esplicite richieste di tangenti e simili fatte al realizzatore del presente sito, Stefano Ranieri, docente di pianoforte principale presso il Conservatorio di Musica di Perugia.
Da detta documentazione, pur non dovendo generalizzare, si potrà prendere visione nella circostanza specifica dell'operato della Magistratura Italiana sino ai suoi massimi vertici, e di riflesso delle più importanti strutture istituzionali dello Stato Italiano sino alle sue più alte cariche, tenendo presente che scopo e compito dell'Autorità Giudiziaria è quello di accertare la verità dei fatti onde esercitare la giustizia nell’interesse della collettività.
E' inoltre utile premettere come nella vicenda giudiziaria denominata "Mani Pulite" di Milano, prevalentemente indiziaria, ad ogni notizia di reato abbiano fatto seguito tempestive ispezioni della Finanza, intercettazioni telefoniche e/o ambientali, e approfondite indagini.

Molto diverse le metodologie adottate a Perugia, come si evince dai documenti, e diversi gli esiti, che il lettore potrà valutare.

Dal curriculum di Stefano Ranieri, autore del sito:

Per non scendere a compromessi di alcun genere, Stefano Ranieri ha preferito declinare tutte le proposte di grande carriera concertistica prospettategli dal Grande Oriente d'Italia, nella persona del dott. Seri (vedi punti 8 e 25) e dell'avv. On. M. (Roma), presentatosi quale rappresentante legale per l'Italia del M° Procinskj, a detta dell' Onorevole uno dei vertici della struttura massonica internazionale assieme al M° F. Siciliani (Scala di Milano, S. Cecilia di Roma) e alla sig.ra D.L.P. (Roma), rappresentante artistica per l'Italia del musicista-impresario polacco.

mercoledì, dicembre 21, 2005

L'asso nella manica

Poche ore fa ho intervistato Marco Travaglio. Credo di essere stato il primo a farlo parlare di cose che a lui sono poco note: Internet, portali web, sperperi di pubblici denari in grandi opere digitali... Adesso, se esiste un padrone di Internet, la descrizione del Ministro Stanca presente in quell'intervista dovrebbe costarmi l'espulsione dalla rete. :-)
Ma fortunatamente non esiste un padrone di Internet ed io sono libero di...
BANG!

giovedì, dicembre 15, 2005

Wikipedia: l'enciclopedia creativa

John Seigenthaler, ex-assistente di Robert Kennedy, ha denunciato con un articolo su USA Today la presenza nella sua biografia wikipediana di riferimenti a un coinvolgimento negli omicidi di John e Robert Kennedy.

Il vj di
MTV Adam Curry è stato colto con le mani nel sacco mentre cambiava alcune parti della voce podcasting, attribuendo maggior rilievo al suo contributo alla nascita del mezzo e sminuendo quello di altri pionieri degli abbonamenti radiofonici su Internet come Kevin Marks.

Questo tipo di problemi
Wikipedia li ha sempre avuti e continuerà ad averli: nel bene e nel male.
La Wikipedia italiana, ad esempio, attribuisce a Stallman una prestigiosa laurea ad honorem che Stallman non ha mai conseguito.

Wikipedia predica il Neutral Point Of View (NPOV), ma, a ben vedere, di neutrale c'è ben poco in un'enciclopedia che, pur essendo controllata da alcune persone (in Italia, ad esempio, Wikipedia è controllata dai membri dell'associazione Wikimedia Italia, che fanno coincidere il loro Point Of View con il Neutral Point Of View), non riesce a rappresentare la realtà.
Ma forse non è lo scopo di
Wikipedia quello di rappresentare la realtà e raccontarla.

Nota: nella foto un amministratore di Wikipedia.

domenica, dicembre 11, 2005

Il voto elettronico è compatibile con la democrazia?

Ho trovato un sito che parla della pericolosità di affidare al voto elettronico le elezioni politiche. L'autore del sito sostiene, infatti, che con il voto elettronico aumenta la probabilità di brogli elettorali, con sommo gaudio di aspiranti dittatori. Avrà ragione? Avrà torto? Non lo so.
Quello che mi sento di dire è che ancora oggi si sospetta che l'Italia sia diventata una Repubblica Democratica grazie a dei brogli elettorali.
E si votava con la carta! :-)

venerdì, dicembre 09, 2005

Creative Commons: un disastro nella licenza by-sa italiana

Quanti utilizzatori delle licenze Creative Commons le leggono?
Ho l'impressione che molti le utilizzino e pochi le leggano: possibile che nessuno si sia accorto di questo megarefuso?

I punti 4a e 4b sono identici: il punto 4a è riportato due volte, il punto 4b è assente.


La parte assente è la seguente:
Tu puoi distribuire, comunicare al pubblico, rappresentare, eseguire, recitare o esporre in pubblico un’Opera Derivata, anche in forma digitale, solo assicurando che siano rispettati i termini di cui alla presente Licenza, di una versione successiva di questa Licenza con gli stessi Elementi della Licenza come questa Licenza o di una licenza Creative Commons iCommons che contenga gli stessi Elementi della Licenza come questa Licenza (ad es. Attribuzione-Condividi allo stesso modo 2.0. Giappone). Insieme ad ogni copia dell’Opera Derivata (o supporto fonografico su cui è registrata l’Opera Derivata) che distribuisci, comunichi al pubblico o rappresenti, esegui, reciti o esponi in pubblico, anche in forma digitale, devi includere una copia della presente Licenza o dell’altra Licenza di cui alla frase precedente o il suo Uniform Resource Identifier. Non puoi proporre od imporre alcuna condizione relativa all’Opera Derivata che alteri o restringa i termini della presente Licenza o l’esercizio da parte del beneficiario dei diritti qui concessi e devi mantenere intatte tutte le informative che si riferiscono alla presente Licenza ed all’esclusione delle garanzie. Non puoi distribuire, comunicare al pubblico, rappresentare, eseguire, recitare o esporre in pubblico l’Opera Derivata, neanche in forma digitale, provvista di misure tecnologiche miranti a controllare l’accesso all’Opera ovvero l’uso dell’Opera, in maniera incompatibile con i termini della presente Licenza. Quanto sopra si applica all’Opera Derivata anche quando questa faccia parte di una Collezione di Opere, ma ciò non comporta che la Collezione di Opere di per sé ed indipendentemente dall’Opera Derivata debba esser soggetta ai termini ed alle condizioni della presente Licenza.

Bene: ma dov'è il problema? Dov'è il disastro? Non è sufficiente revocare la licenza?
No, le licenze Creative Commons sono irrevocabili.
Non è sufficiente correggere quella pagina?
No: quella pagina non si deve correggere.
Perché?
Perché:
1) i licenziatari hanno stipulato un determinato contratto (quello visualizzabile mediante l'URI): e il testo di tale contratto non può essere stravolto a loro insaputa (ma anche se venisse stravolto, il contratto effettivamente stipulato sarebbe quello basato sul testo contenente il megarefuso);
2) l'URI (Uniform Resource Identifier) non può essere l'indirizzo web di una pagina il cui testo sia soggetto a modifiche sostanziali, altrimenti non sarebbe più un URI.

FSF sconsiglia caldamente di utilizzare l'URI, proprio per evitare questo tipo di disastri.

Ma non è finita: senza quella parte di testo, la licenza Attribution-ShareAlike diventa, in pratica, una licenza Attribution.
Questo significa che chi, in base al Commons Deed, pensava di utilizzare una licenza copyleft, ha invece utilizzato una licenza ultrapermissiva, una licenza che consente di proprietarizzare le opere derivate.
I licenzianti non possono opporsi agevolmente a tale proprietarizzazione. Avrebbero dovuto utilizzare l'ordinaria diligenza e leggere il legal code contenuto nella pagina indicata dall'URI.

Adesso cosa accadrà? La pagina verrà comunque modificata (e l'intero progetto subirà una certa perdita di credibilità) oppure troverranno una soluzione seria al problema?
Chi vivrà vedrà.

giovedì, dicembre 08, 2005

Il primo grande esempio di democrazia partecipativa


La Casa delle libertà ha aperto (il 7 settembre 2005) un blog intitolato Diventa legislatore anche tu!; sottotitolo: Disegni di legge all'esame del Senato ai quali è possibile proporre degli emendamenti.
Il BLOG della Casa delle libertà consente facilmente a qualunque soggetto di presentare proposte di Legge o emendamenti a quelle in discussione.

Entra e registrati.

Diventa legislatore anche tu!!
E' il primo grande esempio di democrazia partecipativa attraverso Internet e, per il momento, si tratta di un flop: gli utenti non hanno inserito nessun commento, nessuna proposta.
E' lecito chiedersi: agli italiani la democrazia partecipativa non interessa? Gli italiani non credono in questo strumento? Gli italiani non hanno nulla da proporre? Gli italiani non sanno che esiste quel blog? Gli italiani non credono in chi propone questo strumento? Quanti interrogativi...

sabato, dicembre 03, 2005

Traduzioni molto libere e al tempo stesso non libere

Il libro Le Deuxième Sexe, di Simone de Beauvoir, è stato tradotto molto male, ma nessuno può tradurlo nuovamente, perché il diritto di traduzione è riservato all'editore.
E l'editore non intende far tradurre nuovamente il testo.
Nella fattispecie non è possibile far valere nemmeno il diritto morale all'integrità dell'opera, perché l'ordinamento giuridico statunitense non riconosce questo diritto.
Ecco cosa può accadere quando un diritto è riservato. Ma forse dovremmo dire: ecco cosa può accadere quando si vende l'anima al diavolo.

martedì, novembre 29, 2005

La SIAE e l'open content

Dalla lettura dell'art. 3, comma 2, del Regolamento Generale SIAE si evince che chi è iscritto alla SIAE non può utilizzare licenze open content, in quanto l'iscritto ha l'obbligo di dichiarare tempestivamente tutte le opere destinate alla pubblica utilizzazione sulle quali abbia od acquisti diritti.

Ma cosa bisogna intendere per
opere destinate alla pubblica utilizzazione?

Mi sono consultato con Gennaro Francione, il noto
giudice anti-copyright.

NAG:
Cosa bisogna intendere per opere destinate alla pubblica utilizzazione ai sensi dell'art. 3, comma 2, del Regolamento Generale SIAE? Rientrano nella fattispecie anche le opere scaricabili da Internet? O le opere scaricabili da Internet potrebbero anche essere opere destinate alla privata utilizzazione?

GF:
E' un bel quesito. Le opere scaricabili, in quanto lo siano da chiunque, sono destinate alla pubblica utilizzazione. In quanto, in concreto, ognuno scarica privatamente, non lo sono. Insomma, il concetto di "pubblico" è equivoco nel nuovo media internettiano. La SIAE, pur di affermare il suo dominio, naturalmente, predilige la prima interpretazione.

Gennaro ha confermato la mia idea: mille realtà private non costituiscono una realtà pubblica; restano mille realtà private. E' dunque possibile interpretare il regolamento Generale SIAE in modo diverso. Un'interpetazione che, se avvalorata giudizialmente, potrebbe cambiare il corso della storia dell'open content in Italia.

lunedì, novembre 28, 2005

Spot contro la pirateria multimediale


MOVIMENTO ZERO (nato nel novembre del 2005)

Levate la testa, gente. Non lasciatevi portare al macello docili come buoi, belanti come pecore, ciechi come struzzi che han ficcato la testa nella sabbia. Infondo non si tratta che di riportare al centro di Noi stessi l'uomo, relegando economia e tecnologia al ruolo marginale che loro compete.


MOVIMENTO COSTOZERO (nato nel giugno del 2003)

Dobbiamo svegliarci dallo stato di torpore che il benessere ha inflitto a tanti di noi e tornare ad essere non animali da gabbia (una gabbia con ovatta tecnologica idonea al sonno profondo e alla vanità), ma animali politici, persone che, innanzitutto, vogliono capire anche quando non sono in gioco i propri interessi, che non si fermano all'apparenza, che cercano la concretezza e non le rivoluzioni impossibili.


DIFFIDATE DELLE IMITAZIONI: SCEGLIETE SEMPRE L'ORIGINALE! ;-)

venerdì, novembre 25, 2005

I musicisti creano e l'industria li sfrutta

Perché al presidente di FIMI piacciono tanto le licenze Creative Commons?

Se tu, musicista, in base a una licenza open content, mi permetti di produrre i tuoi brani, in capo a me, produttore fonografico, si costituiranno, per legge, a partire dal momento dell'apposizione della
(P) sul CD [1], diritti esclusivi sul master [2] (attenzione: non confondere la registrazione dell'opera, bene materiale, con l'opera, bene immateriale). A quel punto, nessuno potrà, ad esempio, rippare il CD e condividere gli mp3.

Io, produttore, ho fatto un affare: ti ho cercato, ti ho trovato, ho prodotto la tua musica, non ti ho pagato e sto vendendo la tua musica. Ma quel che più conta è che il guadagno sarà solo mio:
la tua musica adesso è il mio prodotto.

Come stabilito dalla Cassazione, l'art. 110 (l.d.a.) [3] non si applica soltanto ai diritti d'autore, ma anche ai diritti connessi: dunque, se io, produttore fonografico, voglio rinunciare all'esercizio esclusivo dei diritti connessi, potrò farlo rispettando la forma scritta ad probationem: ad esempio, con una licenza ad hoc (le licenze Copyzero X offrono la possibilità di rinunciare all'esercizio esclusivo dei diritti connessi; le licenze Creative Commons, invece, non offrono questa possibilità ed, anzi, fanno espressamente salvi i diritti connessi).

Sono stato invitato al
MEI 2005, parlerò alla conferenza Copyleft: una risorsa o una minaccia per la discografia?
[1] Art. 77 (l.d.a.)
I diritti previsti da questo capo possono essere esercitati se sia stato effettuato il deposito presso la presidenza del Consiglio dei Ministri, secondo le norme del regolamento, di un esemplare del disco o dell'apparecchio analogo.

Tuttavia le formalità del deposito di cui al primo comma, quale condizione dell'esercizio dei diritti spettanti al produttore, si riterrà soddisfatta qualora su tutti gli esemplari del disco o apparecchio analogo risulti apposto in modo stabile il simbolo (P), accompagnato dall'indicazione dell'anno di prima pubblicazione.

[2]
- il diritto di riproduzione ed il diritto di distribuzione (art. 72, primo comma, l.d.a.);
- i diritti di noleggio e prestito (art. 72, secondo comma, l.d.a.);
- il diritto ad un compenso per l'utilizzazione, a scopo di lucro, del disco o dell'apparecchio analogo a mezzo della diffusione radiofonica e televisiva ivi compresa la comunicazione al pubblico via satellite, della cinematografia, nelle pubbliche feste danzanti, nei pubblici esercizi ed in occasione di qualsiasi altra pubblica utilizzazione degli stessi (art. 73 l.d.a.);
- il diritto ad un equo compenso per l'utilizzazione fatta a scopo non di lucro (art. 73 bis l.d.a.);
- diritto di opporsi a che l'utilizzazione fatta ai sensi degli artt. 73 e 73 bis sia effettuata in condizioni tali da arrecare un grave pregiudizio ai suoi interessi industriali (art. 74 l.d.a.);
- il diritto di autorizzare la ritrasmissione via cavo (art. 85 bis l.d.a.).

[3] Art. 110 (l.d.a.)

La trasmissione dei diritti di utilizzazione deve essere provata per iscritto.

Stallman, spiegaglielo tu...

NAG: Is the freedom of the software the same freedom as other intellectual works?

RMS:
I don't think the issues are the same for art/fiction as for practical works such as software. For art/fiction, people must have at least the freedom to redistribute exact copies noncommercially, and the freedom to cite parts with attribution to make other works that are overall very different.

Eppure sono tanti i softwareliberisti che credono che le libertà del software debbano essere le stesse libertà della altre opere dell'ingegno. E c'è anche chi sostiene che scegliere una licenza open content non commerciale e/o non derivativa sia una scelta sbagliata... chissà se un giorno apriranno gli occhi.

mercoledì, novembre 23, 2005

La Rivoluzione

E' opinione assai diffusa che marketing e conoscenza siano due strade parallele su cui si muove l'open content. Tale opinione si basa sull'analogia tra economia open content ed economia open source.
L'
economia free/open si basa sul meccanismo del libero per tutti: free/open non significa gratuito, ma un soggetto che ha acquistato un'opera free/open, può regalarla a tutto il resto
del mondo, rendendola, se ancora non lo fosse, gratuitamente ed universalmente accessibile.
Uno acquista e mille scaricano gratuitamente. Se per il software libero (bene di tipo funzionale) il suddetto meccanismo è solito accompagnarsi, ad esempio, al contratto d'opera (in base al quale sta al committente scegliere se condividere o non condividere: quindi, non è detto che quello che un softwareliberista crea poi diventi un bene comune... ed economicamente è un vantaggio per il programmatore, perché altri potenziali committenti, dopo avere visto come funziona il binario, diventano nuovi clienti del programmatore) alla manutenzione, all'aggiornamento, alla consulenza, che rappresentano una fondamentale fonte di guadagno per un imprenditore di se stesso, nell'open content (che riguarda beni di tipo espressivo) ci troviamo, invece, di fronte al mero libero per tutti (vendita di opera dell'ingegno: punto).

Allora, di quale marketing stiamo parlando?

C'è chi dice: se un e-book, scaricabile
gratuitamente dalla rete, costa, in versione cartacea, 15 euro, conviene acquistare il libro, perché se si decide di stampare l'e-book, il costo di carta ed inchiostro supera il costo del libro in vendita. L'affermazione non corrisponde a verità: esiste la carta a basso costo, esiste l'inchiostro a basso costo, esistono sistemi di stampa a basso costo.

Tuttavia, non è questo il punto!

Se ragioniamo in questi termini (che appartengono alla logica del paradigma economico dominante), non facciamo altro che mortificare il senso profondo dell'open content.

Da un punto di vista giuridico, l'open content si basa sulle c.d.
obbligazioni naturali.
Le obbligazioni naturali fondano lo scambio non sul marketing, ma sull'
etica.
E' questa la straordinaria carica rivoluzionaria dell'open content:
economia ed etica non viaggiano su due strade parallele, ma sulla stessa strada. Si tratta di economia del dono; le licenze open content, contrattualmente, altro non sono che donazioni modali.
L'open content rappresenta il passaggio ad un tipo di economia nuova e al tempo stesso antica (tribale, direbbe Mauss). Ecco la vera sfida, ecco la vera novità introdotta dall'open content: sconvolgere la società dei consumi dal suo interno, nelle sue basi, pilastri che, di fatto, nemmeno alcuni testimonial del mondo open mettono in discussione (Gilberto Gil predica la condivisione, ma non rilascia i suoi album con licenza open content: Beppe Grillo predica la condivisione, ma non rilascia i DVD dei suoi spettacoli con licenza open content... )!

Se non si comprende il vero mutamento socio-economico che l'open content prefigura, non ci sarà alcun cambiamento: nella migliore delle ipotesi l'open content verrà usato per fare della pubblicità, per cadere nel paradosso o per fare propaganda politica.

Il
capitalismo culturale, ben delineato da Rifkin, è già realtà: l'economia open content, invece, grazie anche ad alcuni suoi sostenitori, resta un'utopia.

giovedì, novembre 17, 2005

Internet Culturale: un portale da 37,3 milioni di euro

Mi auguro che l'intervista su Scarichiamoli! non passi inosservata; mi auguro che, prima o poi, qualche politico (magari uno di quelli che hanno tanto a cuore la causa della libera condivisione dei saperi) si domandi: Come sono stati spesi tutti quei soldi?; mi auguro che, prima o poi, qualche giornalista del settore si domandi: Ma tutti quei soldi non potevano essere spesi meglio?; mi auguro che, prima o poi, qualche rappresentante del mondo open si domandi: Cosa impedisce allo Stato di liberare le opere di pubblico dominio?.

Io, invece, sto già alla fase delle risposte: quattro ricercatori (come quelli del Dipartimento di Informatica e Telecomunicazioni dell'Università degli Studi di Trento) sono una parte di elettorato troppo piccola per poter essere presa in considerazione dalla politica; e le antologie di musica classica vendute in TV, in edicola, in Internet... sono un business troppo grande per poter essere messo in crisi dall'informazione professionale.

martedì, novembre 15, 2005

Esperanto: la lingua della Società della Conoscenza?

Il presidente dell'Accademia della Crusca crede che l'esperanto possa diventare la lingua ufficiale dell'informatica.
Una proposta di legge prevede che tra gli
insegnamenti elettivi di lingua straniera nella scuola statale dell'obbligo, sia introdotto l'insegnamento della lingua internazionale esperanto.
Su Internet il numero di contenuti in esperanto, dalla musica alla letteratura, è in forte aumento.
Qui trovate un corso introduttivo interattivo (Win/Linux) che spero possa avvicinarvi a questa lingua: semplice, intelligente, universale.

venerdì, novembre 11, 2005

Wikipedia: un'enciclopedia dal basso verso il basso


Immaginate un'enciclopedia italiana in cui trovate la biografia e la filmografia completa dell'attrice Cicciolina, ma nulla si dice di attrici come Paola Gassman. Immaginate un'enciclopedia in cui trovate la biografia dell'attore Rocco Siffredi ma nulla si dice di attori come Gabriele Lavia.
Immaginate un'enciclopedia in cui vengono dettagliatamente descritti i vari reality show (da La Fattoria a La Talpa) ma nulla si dice di capolavori del cinema come Rocco e i suoi fratelli (purtroppo il Rocco in questione non è Siffredi... forse è quello il problema).

Benvenuti su Wikipedia, l'enciclopedia che più di ogni altra rispecchia il livello culturale del popolo italiano.

giovedì, novembre 10, 2005

Thomas Jefferson, il paladino della conoscenza



Ricordiamoci di quest'uomo, di questo grande democratico che, come molti rappresentanti del mondo open ricordano, disse:
Colui che riceve una idea da me, riceve egli stesso istruzione senza diminuire la mia; come colui che accende la propria candela dalla mia, riceve luce senza oscurarmi
.

Ricordiamoci di questo grande democratico che nel 1805, senza nemmeno consultare il Congresso, attuò il primo intervento militare americano fuori dal territorio nazionale, con il bombardamento di Tripoli contro la pirateria mediterranea, che minacciava i traffici commerciali americani.
Come ci insegnano gli storici, fu l'inizio di quel conflitto anglo-arabo di cui ancora oggi tutto il mondo paga le conseguenze.

Dunque, ricordiamoci di questo grande democratico.

Open bla bla bla


Le conferenze sul mondo open vanno moltiplicandosi per lo stivale... che bello... peccato che le relazioni non siano quasi mai disponibili su Internet. A che serve predicare la libera condivisione dei saperi e poi non condividerli?
MISTERO.

mercoledì, novembre 09, 2005

Wikipedia: l'enciclopedia marxista

Wikipedia non è assolutamente come il comunismo, ma molto più come una democrazia, e quindi come il socialismo "scientifico" di Friedrich Engels e Karl Marx, e tu non puoi fare molto meglio di questo.

Il fatto che Wikipedia Italia sia letteralmente controllata dai membri dell'associazione Wikimedia Italia, che stabiliscono, al grido "nazista di merda! nazista di merda!", cosa sia neutrale e cosa sia propaganda, cosa meriti di essere pubblicato su Wikipedia e cosa invece debba starvi fuori, farebbe pensare al fascismo rosso. Ma siccome si dichiarano marxisti, bisogna prenderne atto, così come bisogna prendere atto dell'impossibilità di fare molto meglio di quel che è stato capace di fare il socialismo reale, di cui Wikipedia Italia è certamente perfetta rappresentazione.

Creative Commons: occhio alla licenza non commerciale

Il Commos Deed dice:

Ma la licenza dice:

In altre parole, la licenza non esclude lo scopo di lucro indiretto (ad esempio: fine promozionale).

Quindi, se qualcuno utilizza l'opera che voi avete rilasciato con licenza non commerciale per pubblicizzare la propria attività commerciale, è perché voi glielo avete permesso.

Non fermatevi alla lettura del mero Commons Deed e mettete sempre a disposizione la licenza completa: ordinaria diligenza [1] vuole che il licenziatario prenda sempre visione di quello che i signori di Creative Commons chiamano legal code.


[1] art. 1341, comma 1, codice civile:

Le condizioni generali di contratto predisposte da uno dei contraenti sono efficaci nei confronti dell'altro, se al momento della conclusione del contratto questi le ha conosciute o avrebbe dovuto conoscerle usando l'ordinaria diligenza.

Satira sul Satiro


Questo Dvd è una piccola cosa che ho messo in vendita non per fare i soldi... Lo potete anche trovare in Internet, lo potete scaricare gratuitamente e non sarò io a dirvi qualche cosa.

Beppe Grillo

Ha dimenticato di aggiungere: sarà il mio avvocato.

In altre parole: non c'è problema se il DVD dello spettacolo di Grillo lo scaricate illegalmente dalla rete, ma non azzardatevi a rivenderlo. E sì: perché a Grillo (o meglio al suo avvocato) non importa nulla del danno emergente, gli interessa solo il lucro cessante. :-)

Parafrasando B. R. Tucker

Questo blog sarà pubblicato per soddisfare il suo redattore e non i lettori. Egli si augura che quanto gli va bene vada bene anche a loro, ma se così non fosse, non farà alcuna differenza.