lunedì, ottobre 23, 2006

Il gioco sporco di SIAE


Siae gioca sporco.

Siae fa riferimento all'art.51 del Regolamento di esecuzione della legge sul diritto d'autore (art. 175 LDA), in base al quale - dice Siae - sui programmi musicali devono essere riportate tutte le opere eseguite anche se di pubblico dominio (o liberamente licenziate).

Ma il diritto demaniale di cui parla Siae è stato abrogato dal comma 4 dell'art. 6 della legge 30/1997:
Gli articoli 175 e 176 della legge 22 aprile 1941, n. 633, riguardanti l'imposizione di un diritto demaniale sugli incassi derivanti da rappresentazioni, esecuzioni e radiodiffusioni di opere di pubblico dominio, sono abrogati.

Ovviamente c'è qualcuno che se ne è accorto: leggete con attenzione questo documento.

Si può ricorrere ad una AUTOCERTIFICAZIONE.

Bene. Finché un'autocertificazione sia tale occorre che sia CERTA.

In altre parole occorre dimostrare che i brani diffusi:
1. sono brani rilasciati dai titolari dei diritti con licenze open content;
2. sono brani di autori non iscritti alla Siae.

Le licenze Copyzero X sono state pensate anche per far fronte a questo problema:
1. la firma digitale (Copyzero), è l'unico strumento in grado di dimostrare che realmente l'autore X ha voluto rilasciare con licenza Y il suo brano Z;
2. sono le uniche ad avere una clausola che esclude espressamente l'iscrizione alla Siae da parte del licenziante.

Quindi, credo che sia possibile abbattere il muro che la Siae ancora cerca di tenere alto:
- bisogna informare;
- bisogna organizzare una comune piattaforma di "abbattimento" (perché Siae si sta approfittando dell'ignoranza diffusa e del fatto che le realtà oppositrici sono realtà sparse).

Si ragionava, sulla lista di Scarichiamoli! proprio sulla possibilità di creare un sistema organizzato di autocertificazione. Si parla di un concetto a tutto tondo: da Internet al mondo reale.

Ci credo, perché so che si può fare.
E più siamo, prima facciamo.

1 commento:

Anonimo ha detto...

GRAZIE! OTTIME SPIEGAZIONI!!