sabato, dicembre 02, 2006

Creative Coglions, atto finale

Ho visto cose che voi umani non potreste immaginare... avvocati sostenere le tesi più ardite pur di non ammettere di avere preso un abbaglio, public lead rinnegare anche la propria lingua, barili di parole in fiamme al largo dei bastioni di Creative Coglions, gente invocare allo scandalo politico, batti e ribatti a colpi di blog e di radio... alla fine cosa resterà di tutto questo?

Per quanto mi riguarda, resterà una domanda e una risposta in più tra le f.a.q. dei commoners:

Un'opera rilasciata con licenza creative commons può essere utilizzata sulla base di due diverse fonti normative.

1) Base obbligatoria (non diciamo contrattuale, perché non c'è unanimità nel considerare contratti le licenze open [1]): è sufficiente rispettare i termini e le condizioni della licenza; il consenso è automatico.

Se è assente una volontà soggettiva od oggettiva (comportamento concludente: es. l'utilizzatore indica che l'opera è rilasciata con CCPL) di essere licenziatari, l'utilizzazione o è illecita o avviene su base legale (2)).
Anche nel caso in cui l'utilizzatore sia licenziatario, la "licenza non intende in alcun modo ridurre, limitare o restringere alcun diritto di libera utilizzazione" [2]: ne deriva che il licenziatario, potrà sempre comportarsi come un "libero utilizzatore" ai sensi di legge (in questo caso dovrà rispettare le condizioni di utilizzo stabilite dalla legge, ma, ad esempio, non avrà l'obbligo di indicare l'URI - Uniform Resource Identifier - poiché si tratta di un vincolo previsto dalla sola CCPL).

E' sempre possibile chiedere all'autore il permesso di esercitare diritti di utilizzazione economica al cui esercizio esclusivo il licenziante non abbia rinunciato.

2) Base legale

A) Libere utilizzazioni ai sensi di legge (artt. 65 ss. LdA): non è richiesto il consenso ma devono essere rispettate alcune condizioni (es. indicazione della fonte).

B) Elaborazioni di carattere creativo aventi natura autonoma (e quindi non soggette al combinato disposto degli artt. 4 e 18 LdA [autorizzazione dell'autore per effettuare l'elaborazione], ma protette, in quanto opere originali, ex art. 1 LdA): non è richiesto il consenso;
quando un'elaborazione di carattere creativo, pur contenendo parti di altra opera originale, sovverte il significato di quest'ultima, ossia la priva del suo significato originario e gliene attribuisce uno nuovo, per la giurisprudenza ci troviamo di fronte ad un'opera avente carattere autonomo [3] (es. parodia [4]).

Si ricorda, a titolo esemplificativo, il caso "Casa Pannella": Daw, parodista di DAWMEDIA, estrapolò brevi frasi colorite dal video di una lunga discussione (rilasciata con CCPL) di esponenti politici radicali e le manipolò "ad arte" (accostamenti divertenti, ripetizioni enfatizzanti ecc.): il senso originario del filmato (il dibattito politico, con le sue riflessioni ed i suoi argomenti) era totalmente scomparso per lasciare posto ad un prodotto satirico (tendente a ridicolizzare, in chiave caricaturale, alcuni noti dissidi avvenuti in "casa radicale"), la cui qualità artistica non è giuridicamente rilevante.
Daw ricevette da parte del responsabile di radioradicale.it una diffida per mancato inserimento dell'URI.
Il fondamento giuridico di tale diffida non trova riscontro nella consolidata giurisprudenza citata.

[1] Sentenza del Giudice di Pace di Schio del 28 maggio 2001

[2] "2. Libere utilizzazioni. La presente Licenza non intende in alcun modo ridurre, limitare o restringere alcun diritto di libera utilizzazione o l’operare della regola dell’esaurimento del diritto o altre limitazioni dei diritti esclusivi sull’Opera derivanti dalla legge sul diritto d’autore o da altre leggi applicabili."

[3] Corte di Cassazione della Repubblica - Sez. I - 12 marzo 2004 - n. 5089 -

[4] Trib. Milano Sez. Feriale Ord. 7 settembre 2004

1 commento:

Anonimo ha detto...

Come sempre magistrale! ;)