mercoledì, novembre 07, 2007

Ripartiamo dalla riforma della WIPO

Il Partito Pirata chiede la rimozione di Frattini.

Bastasse togliere un burattino dalla scena... le cose sono un po' più complesse.

L'aforisma che il PP cita (Chi è pronto a rinunciare alle proprie libertà fondamentali per comprarsi briciole di temporanea sicurezza non merita né la libertà né la sicurezza.) è di B. Franklin, un massone cui dobbiamo l'occhio al vertice della piramide raffigurata dietro il dollaro.
Rappresenta il Controllo: non è un caso che il Grande Fratello venga identificato con quell'occhio.

Vi assicuro che se si trattasse di meri simboli esoterici (di cui perlatro sono pieni tutti i palazzi governativi americani, progettati da architetti massoni) e non di giochi di potere che ancora oggi governano il mondo, nessuno studente verrebbe colpito con il taser per avere nominato la Skull and Bones.

Il Controllo teme l'esercizio di due libertà sempre più fondamentali: la libertà di comunicare e la libertà di diffondere la conoscenza.

Per le società segrete le comunicazioni e la conoscenza devono essere soggette a totale controllo.
Le persone più influenti di questo mondo, dalla politica all'economia, sono assai spesso iscritte a queste società e perseguono quello che, per utilizzare una terminologia tutta italiana, è un piano di rinascita democratica.

Questo piano prevede il controllo totale delle comunicazioni e della conoscenza.
Difficilmente vedrete una direttiva europea sulla sicurezza o sulla "proprietà intellettuale" che non sia
il frutto di una volontà maturata negli USA e qui tradotta in legge per la prima volta (pensate all'EUCD, ossia alla trasposizione del DMCA).

La WIPO (che ovviamente ha il suo bel simbolo esoterico nella sua bandiera, così come ce l'hanno quasi tutte le bandiere dei vari organismi dell'ONU, dall'Organizzazione Mondiale della Sanità al Programma delle Nazioni Unite per gli Insediamenti Umani), riproduce la struttura della setta.
Non è un'organo eletto, ma gestito da agenzie governative che non recepiscono altro che le decisioni delle lobbies (o logge).

Ai gradini più bassi della piramide ci siamo noi.
E il nostro operare, le nostre ambizioni, per quanto ispirate ai più sani principi, non scaleranno la piramide se non sapranno tradursi in un fenomeno globale.
Abbiamo bisogno di alzare la testa verso più ampi orizzonti e di ripartire da qui.

Questo manifesto per una Organizzazione Mondiale della Ricchezza Intellettuale venne sottoscritto da 31 organizzazioni, tra le quali la mia.
Soltanto 31 organizzazioni in tutto il mondo? Sì. E' assurdo, ma deve darvi la misura di quanto sia difficile e al tempo stesso necessario creare un fenomeno internazionale, composto da tante realtà più o meno grandi, capace di porsi come importante interlocutore con i vertici della piramide.

Abbiamo bisogno di costituire un organismo internazionale che ponga al primo punto del suo statuto la riforma della WIPO.
E per creare questo organismo potremmo partire proprio da chi ha sottoscritto il suddetto manifesto, associazioni alle quali, sono certo, si aggiungerà un folto numero di sostenitori (persone fisiche e giuridiche) di tutto il mondo.

In questo modo, forse, riusciremo ad avere maggiore influenza anche sulle questioni interne.

Proviamo a fare un salto di qualità. Giochiamo l'unica carta che possiamo giocare sperando di mettere il dito nell'occhio lassù in alto.

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